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firefoxIl nuovo aggiornamento del browser Firefox, ha introdotto la Tracking Protection nella navigazione in incognito: una funzionalità che consente di bloccare il monitoraggio delle attività e dei comportamenti sul Web. L’opzione potrebbe avere un impatto anche sui banner pubblicitari.

Che cosa significa questa cosa per noi normali ed umili utilizzatori di internet?
Poco e niente. La versione numero 42 di Firefox ha infatti introdotto la versione stabile di una nuova funzionalità, chiamata Tracking Protection che, durante la navigazione in privato, blocca tutti gli elementi sul Web in grado di registrare l’attività e il comportamento degli utenti tra le varie pagine.

Questa funzionalità in realtà era gia presente nel browser Firefox che dava la possibilità di scegliere di navigare in “incognito” evitando cioè che sistemi e software di tracciamento dei dati della navigazione adottati da tantissimi siti web possano registrare le abitudini di navigazione degli utenti.

Solo pochi mese fa i proprietari dei siti web a causa della cosiddetta “cookie law” erano stati costretti ad inserire un banner informativo (adempimento minore) su tutte le pagine web avvertendo in questo modo i visitatori della possibilità di tracciamento e di scaricamento dei “cookie” a fini statitistici o pubblicitari.

In molti casi l’adeguamento ai dettami della direttiva europea di riferimento, la numero 2009/136 che ha modificato la direttiva “e-Privacy” (2002/58/CE), ha comportato e comporta un costo per i proprietari dei siti web.

Allora perchè il legislatore non ha optato sulla richiesta alle big aziende proprietari dei browser di sviluppare questa funzionalità invece di ributtare il costo sulle imprese e sui proprietari dei siti web?

La risposta è molto semplice: l’ignoranza e incompetenza del legislatore europeo in materia.

Se il tuo problema è impedire le macroraccolte di macrodati, è semplice, basta vietarli e basta: non puoi fare questa cosa. Punto. Se una cosa è vietata lo è e basta, non è che ci può essere un banner che te la rende legittima. Peggio ancora in un web in cui le aziende hanno sedi legali e amministrative in qualsiasi paese del mondo, e se il dato viene reso residente altrove e gestito in un altro luogo ancora e conservato in un altro continente ulteriore, allora si, la normativa nazionale anche in tema di sanzionabilità conta davvero poco.

Se il tuo problema è il controllo sui cookie, di certo questi non vengono programmati o gestiti da un utente medio (che non sa nemmeno come sono fatti questi biscottini), e allora invece di far pagare da un minimo di € 60 a svariate centinaia di euro il singolo titolare del singolo sito, se davvero ti interessa la privacy, la tutela dei dati, imponi la procedura a chi i li produce e li usa, chiedilo a Google, Microsoft,  a Facebook, a Twitter, ad Amazon eccetera.
Chiedilo a produttori di browser, rendi la scelta anche obbligatoria ad ogni inizio sessione di navigazione, quando si clicca sull’icona del browser, ma non scaricare sui titolari dei siti, piccoli siti web aziendali, il costo di questa “presunta” motivazione protettiva.

Certo è più facile imporre ai piccoli piuttosti che scontrarsi con i titani.

Allora viva Firefox, progetto open source.

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